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A cosa prestare attenzione per aiutare chi presenta sintomi depressivi?

A cosa prestare attenzione per aiutare chi presenta sintomi depressivi?

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da un insieme di sintomi quali perdita di energia, cambiamento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, ansia, ridotta concentrazione, indecisione, tristezza, irrequietezza, senso di inutilità, senso di colpa o di disperazione, autocritica, pensieri di autolesionismo o suicidio, che compromettono il buon funzionamento del soggetto e le sue competenze nella vita sociale.

In Italia, 3 milioni di persone soffrono di depressione e i dati sono, purtroppo, in costante aumento, soprattutto perché spesso le difficoltà cognitive e comportamentali che ne derivano non vengono trattate adeguatamente e tempestivamente.

Dunque, a cosa è importante prestare attenzione per aiutare chi presenta sintomi depressivi?

Innanzitutto, è bene evidenziare l’esistenza di due tipi di personalità pre-depressiva: la personalità sociotropica e la personalità autonoma, che, in modo differente, conducono l’individuo ad essere più sensibile ad una specifica categoria di eventi piuttosto che a un’altra.

La personalità sociotropica sarà più orientata verso i rapporti interpersonali e considererà il proprio valore sulla base delle relazioni intime che intrattiene e delle manifestazioni di affetto che riceve dagli altri.

Invece, la personalità più autonoma sarà orientata alla propria indipendenza e successo (di rango); tenderà a considerare le emozioni come ostacolo al proprio successo, come segnali di debolezza e le valutazioni circa il proprio valore dipenderanno dal successo prestazionale.

Inoltre, è importante riconoscere, attraverso le interazioni e conversazioni con l’altro, l’eventuale presenza di quella che Beck chiama la Triade cognitiva della depressione:

  1. Visione negativa di sé (“non sono amabile, ho fallito, un ostacolo è insuperabile”)
  2. Visione negativa del mondo esterno (“l’altro è minaccioso, sprezzante, ostile nei miei confronti, gli attuali problemi sono insolubili e insopportabili, io sono in qualche modo responsabile dei fallimenti”);
  3. Visione negativa del futuro (“prevedo che le difficoltà future saranno un prolungamento di quelle attuali, mi sento demotivato, il futuro non porterà niente di buono, anzi la situazione non potrà che peggiorare”).

A seconda dell’intensità e gravità della triplice visione negativa, la persona farà più o meno fatica a trovare motivazione e piacere nel mettere in atto comportamenti funzionali al suo benessere, in quanto si sentirà incastrata in circoli viziosi da cui è difficile uscirne, poiché a loro volta alimentano e mantengono una serie di distorsioni cognitive.

Quali sono i circoli viziosi predominanti?

Tra i diversi circoli viziosi che si possono instaurare, il più importante coinvolge i sintomi della faticabilità e passività.

Un altro interessante circolo vizioso di mantenimento:

In questo caso, ad esempio, la persona tendenzialmente pone l’attenzione sulla sua sensazione di demotivazione, interpretandola come prova della propria incapacità; invece, è la convinzione di base su se stessa (non sono in grado di raggiungere i miei obiettivi) che mantiene la passività che a sua volta alimenta la convinzione stessa.

Pertanto, la persona interessata cerca di reagire alla depressione, utilizzando gli strumenti che ha acquisito nel suo ambiente, che però, in qualche modo riconosce come non utili allo scopo desiderato (ridurre la depressione).

Metaforicamente, è come se si volesse dipingere un bel quadro con un martello. Anche qui, non si può parlare di incapacità nel dipingere, bensì di avere uno strumento non utile allo scopo.

Riassumendo, tali circoli viziosi accompagnati da altri bias cognitivi persistenti riducono drasticamente la motivazione della persona coinvolta a cercare aiuto oppure a investire energie per muovere il primo passo verso il cambiamento.

In questi casi, sarebbe utile partire dai problemi del “qui e ora” e far acquisire più consapevolezza dei processi a spirale della depressione che sono tanto importanti quanto più risultano invalidanti nella vita quotidiana.

È a partire da questo che, nella relazione con lo psicoterapeuta, si sviluppa un programma di obiettivi condivisi da raggiungere e di potenziamento delle proprie risorse per poter riacquisire uno stato di benessere individuale.

Dott.ssa Anna Maggio


Riferimenti:

  •  Rainone A. e Mancini F., La mente depressa. Comprendere e curare la depressione con la psicoterapia cognitiva (2018).