Musica è terapia?
28 Maggio 2020
Che cosa significa musica? Tra i tanti significati di cui la parola può arricchirsi, vi è quello della musica in quanto arte che evoca ed esprime per mezzo dei suoni diversi stati d’animo ed emozioni.
Partendo da questa definizione, in che modo è possibile unire i termini musica e terapia?
Essi diventano compatibili e assumono un significato terapeutico importante nel momento in cui si presta attenzione agli effetti che un uso specifico degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) determinano sul piano fisico, emozionale, relazionale, sociale (Organizzazione Mondiale di Musicoterapia -WFMT, 1996), facilitando anche la variazione di alcuni processi cognitivi e comportamentali persistenti e disfunzionali (modello di Cliff Madsen).
Infatti, utilizzando la musica in un contesto psicoterapico, è possibile ottenere diversi benefici:
- Sviluppo delle abilità motorie, cognitive e sociali (mobilitazione, potenziamento di memoria, apprendimento, comunicazione, relazioni);
- Supporto nella gestione dello stress e di emozioni intense disfunzionali;
- Aumento della consapevolezza cognitiva/emotiva;
- Potenziamento di creatività, autostima e benessere psico-fisico.
I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1935, quando la psicologa e musicologa Kate Hevner individuò i due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il modo, cioè la tonalità (maggiore/minore), e il tempo, cioè la velocità di esecuzione (veloce/ lento). Ella dimostrò che dalla combinazione del modo e del tempo, l’ascoltatore vive emozioni che possiamo definire “universali”: serenità (modo maggiore e tempo lento), allegria, euforia, esaltazione (modo maggiore e tempo veloce), tristezza, malinconia (modo minore e tempo lento), paura, dramma, angoscia (modo minore e tempo veloce).
Pertanto, sarebbe utile partire dalle emozioni della persona e intraprendere un percorso di rispecchiamento ed espressione alternativa dei propri vissuti, che permette di superare anche le eventuali barriere verbali.
Un’altra funzione centrale della musicoterapia riguarda lo sviluppo dell’ascolto sia in quanto processo attivo che determina l’apertura verso se stessi e l’altro, sia in quanto abilità che permette alla persona di restare nel momento presente, unico luogo dove la vita può accadere (il qui ed ora), portando ad una riduzione di rimuginio e/o preoccupazioni.
Tali funzioni si aggiungono al potere conciliatorio ed empatico che la musica trasmette in ogni contesto.
Per sintentizzare, in omaggio alla persona di Ezio Bosso, si ricordano le sue citazioni:
“La musica è una vera magia… è la nostra vera terapia; …è capace di salvarti, di cambiarti la vita” e “…ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.
Imparare ad ascoltare attivamente per poi comunicare riconoscendo i bisogni propri e altrui è un passo fondamentale per mettere in comune le energie utili al raggiungimento di obiettivi condivisi.
Riferimenti:
- Fazzi E.,Tansini F., Alessandrini A (2011). Music Therapy: applications, evidences, prospective; Gior Neuropsich Età Evol; 31:72-81;
- Manarolo G., (2006). Manuale di Musicoterapia: teoria, metodo e applicazioni della musicoterapia, Torino, Cosmopolis.